#JeSuisCharlie?

Già, un punto interrogativo.

Forse avreste aspettato un punto (.) o forse un punto esclamativo (!). Invece solo un (?)

Io credo che uccidere qualcuno sia sempre sbagliato singulair for allergies.

Io credo che uccidere qualcuno in nome di Dio sia ancor di più sbagliato.

Ma non mi sento Charlie. Io non sono e non potrò mai essere Charlie.

Attenzione: la libertà di pensiero non si tocca. Così come la libertà d’espressione.

Diritti inviolabili conquistati dalla democrazia di questi tempi.

Ora però nell’uomo c’è insito, sin dalla notte dei tempi, un profondo senso di Dio.Watch Full Movie Online Streaming Online and Download

Chi non lo crede potrà chiamarlo anche superstizione, “oppio dei popoli”, o come desidera.

Tant’è: c’è. E questo non lo si può negare.

Questo profondo senso di Dio ci porta a legarci col trascendente in una tal maniera che l’invisibile per noi diventa più reale dell’invisibile. Inoltre  bisognerebbe ammettere che colui che è invisibile e immateriale è – per stessa definizione ontologica – impossibile di autodifesa.

I politici querelano, i personaggi famosi querelano.

Dio, salvo errori, mi risulta non l’abbia mai fatto.

Ecco dunque che condannando fermamente chi uccide ergendosi a paladino di un qualche dio

– perché Dio, quello vero e con la maiuscola, è tutt’altra cosa –

necessariamente non posso identificarmi con Charlie.

Io non potrei mai dissacrare le credenze altrui. Semplicemente non lo ritengo etico.

La satira deve rimanere all’immanente, per essere satira.

Altrimenti l’uomo dietro la penna si prende licenze di offesa che a nessun uomo dovrebbero essere concesse.

Ultima riflessione: se in copertina Charlie Hebdo facesse satira contro gli omosessuali, si difenderebbe ancora strenuamente la libertà di satira, la libertà d’opinione e la libertà di espressione?

Già, questa è un’altra storia…

Nel frattempo, con grande rispetto e vicinanza agli uomini che hanno perso ingiustamente la propria vita,

io non sono Charlie.

Past. Giacobbe