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La chiesa di Antiochia; i credenti sono chiamati cristiani

(At 8:1, 4; Fl 1:12; 1Te 1:5, 9-10) Cl 2:6-7
19 Quelli che erano stati dispersi per la persecuzione avvenuta a causa di Stefano, andarono sino in Fenicia, a Cipro e ad Antiochia, annunciando la Parola solo ai Giudei, e a nessun altro. 20 Ma alcuni di loro, che erano Ciprioti e Cirenei, giunti ad Antiochia, si misero a parlare anche ai Greci, portando il lieto messaggio del Signore Gesù. 21 La mano del Signore era con loro; e grande fu il numero di coloro che credettero e si convertirono al Signore.
22 La notizia giunse alle orecchie della chiesa che era in Gerusalemme, la quale mandò Barnaba fino ad Antiochia.23 Quand’egli giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò, e li esortò tutti ad attenersi al Signore con cuore risoluto, 24 perché egli era un uomo buono, pieno di Spirito Santo e di fede. E una folla molto numerosa fu aggiunta al Signore.
25 Poi Barnaba partì verso Tarso, a cercare Saulo; e, dopo averlo trovato, lo condusse ad Antiochia. 26 Essi parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa, e istruirono un gran numero di persone; ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani.

Atti 11:19-26

La Chiesa si trova ad affrontare un momento difficile dopo il martirio di Stefano, una parte di essa è perseguitata e si vede costretta a scappare dalla Giudea. Per la prima volta il Vangelo viene annunciato ai pagani (ai non Giudei) e la notizia giunge fino alla chiesa di Gerusalemme.

Gli Apostoli inviano Barnaba, un uomo che aveva 5 caratteristiche o pilastri.

Gesù nel “sermone del monte” ha parlato di un comportamento rivoluzionario. Quando riceviamo la Salvezza dobbiamo iniziare un percorso che ha delle opere visibili da compiere e da manifestare attraverso il nostro atteggiamento. Spesso però essere credente non è sinonimo di buona testimonianza. Dobbiamo lasciare che lo Spirito Santo pulisca l’interno del nostro bicchiere, mentre noi dobbiamo pulire l’esterno. 
Galati 5:22. La bontà è un gusto del “Frutto dello Spirito”. Il frutto è potenzialmente nel credente, ma deve maturare cercando la pienezza di Dio nella propria vita. Anche e specialmente nelle cose pratiche (come il ministero degli aiuti, con l’incoraggiamento ecc.).
Senza fede non si può piacere a Dio. Avere fede vuol dire affidare la propria vita a Dio credendo che Egli è. Vuol dire camminare in territori inesplorati sapendo che Lui ha in mano la mia vita. La fede è uno stile di vita, alternativo. Paolo dice “io so in chi ho creduto“. 
Si fermò insieme a Paolo per un anno vivendo e servendo la chiesa locale. Con costanza ed impegno nell’assistere i fratelli, vivendo la comunione e discepolando. La chiesa è la “visione di Dio per il Mondo“, è la strategia che Dio ha scelto per portare avanti il Suo Regno. Noi uomini l’abbiamo fatta diventare il “salotto della Domenica“, ma nella visione di Dio è un Corpo che Agisce, dove ciascuno può e deve dare il suo contributo con la partecipazione, il servizio, la comunione ecc.
Istruirono molte persone, discepolarono persone mature che conoscessero il Cuore di Dio e vivessero per quello. La chiesa degli Atti era anche studio e preparazione, non cascava tutto dal cielo, ma era il frutto della benedizione di vite consacrate e uomini dedicati in pieno al ministero. La chiesa si muoveva nei doni e nel frutto dello Spirito. Non accontentiamoci del latte spirituale, studiamo, formiamoci, cresciamo e conosciamo Dio per poter maturare. Non con l’intelletto ma con la propria vita, in opere pratiche.

Queste sono 5 caratteristiche che possiamo ricercare e coltivare nella nostra vita affinché diventino i nostri pilastri.

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